Bene comune e rapporto sulle povertà

Venerdì 15 marzo presso la Sala conferenze di Palazzo Trinci di Foligno si è svolto il terzo convegno diocesano “Bene comune e rapporto sulle povertà: uno sguardo al futuro” organizzato dalla commissione per i problemi sociali ed il lavoro, giustizia e pace, custodia del creato, della Diocesi di Foligno coordinata da Mons. Luigi Filippucci. Nel primo intervento si è parlato del “Bene comune secondo la dottrina sociale della Chiesa” a cura del prof. Pierluigi Grasselli docente di economia politica presso l’Università degli studi di Perugia. Oggi, secondo il relatore, solo una logica di bene comune potrebbe assicurare la possibilità di affrontare con qualche successo le sfide attuali. Secondo il documento del Concilio Vaticano II  Gaudium et spes al n° 26 per bene comune s’intende “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”. Da questo, vivere bene insieme corrisponde dal punto di vista socio-economico, una situazione di sviluppo sostenibile che coniuga coesione con giustizia sociale e protezione dell’ambiente “con l’obbiettivo primario – sottolinea il prof. Grasselli – di assicurare la centralità della persona, di ogni persona, la sua piena valorizzazione, la sua promozione integrale”. La situazione in cui ci troviamo è molto diversa: disoccupazione, disuguaglianza, diffusione della povertà, disagio di famiglie e dei giovani, mancanza di lavoro, migranti … Ma quali sono i presupposti per un approccio efficace al bene comune dei residenti in un determinato territorio? Secondo il docente universitario in questi decenni “è mancato lo sforzo individuale e collettivo per la ricerca di una condivisione, valori, obbiettivi, risorse, ed il confronto pubblico su un progetto comune di uomo e di società accompagnata da un impegno corale di partecipazione alla sua costruzione”. Per fare questo occorre chiaramente partire da un presupposto di consapevolezza della corresponsabilità di tutti, per un impegno reciproco per lo sviluppo di una comunità. Purtroppo c’è la tendenza prevalente ed esclusiva a puntare il dito contro altri, a sottolineare solo e sempre la responsabilità degli altri, ad escludere a priori confronto e concertazione con altri. Inoltre prevale per la stragrande maggioranza dei cittadini e delle cittadine l’assenza di azioni concrete sui problemi della comunità ed altresì di iniziative della politica per promuovere quest’impegno. “Per superare queste difficoltà può essere importante una diffusione generalizzata del convincimento, che come ricordava qualche tempo fa il Presidente Napolitano, si può crescere veramente solo se si cresce insieme”. Questo convincimento nazionale, in conclusione secondo il prof. Grasselli, può tradursi in un impegno concreto e diffuso, attento alla qualità della vita ed alla dignità della persona, al rispetto dell’ambiente ed alla coesione sociale, “tanto più quando si coniuga con un sentimento operante di fraternità, con l’esercizio della solidarietà, con la pratica della sussidiarietà”. La seconda relazione a cura del prof. Paolo Montesperelli, docente di Metodologia della Ricerca Sociale presso l’Università La Sapienza di Roma. Il ricercatore ha presentato i risultati del Quinto rapporto sulle povertà in Umbria realizzato dall’Agenzia Umbria Ricerche in collaborazione con l’Osservatorio sulle povertà organismo della Conferenza Episcopale Umbra. Come si apprende dal rapporto, in Umbria le famiglie povere dal 2008-10 al 2011 sono passate da 20mila a 39mila. Altre 19mila famiglie sono a rischio di povertà. “Si tratta di stime – secondo Montesperelli – da prendere con cautela, ma certo segnano una tendenza allarmante. Entro questa ampia fascia, le povertà estreme dovrebbero riguardare quasi 7mila famiglie, ma probabilmente le condizioni più marginali sfuggono alle statistiche, ai servizi e ai media. Rispetto a 10 anni fa, sono aumentate di un terzo le povertà materiali, sono raddoppiati i bisogni diretta emanazione del lavoro, sono più che raddoppiate le richieste di sussidi economici”. Siamo arrivati a questo punto perché l’attuale crisi economica si è riversata su un tessuto già indebolito dalla povertà cronica, dalla riduzione progressiva dei redditi e dalla disuguaglianza sociale. Proprio la disuguaglianza, dicono i dati, è il maggiore fattore di vulnerabilità, “perché frena lo sviluppo e depaupera il capitale sociale ed i costi di questa situazione li pagano soprattutto le nuove generazioni, le giovani famiglie, quelle numerose, gli anziani soli, gli immigrati più vulnerabili”. Il vescovo Mons. Gualtiero Sigismondi a conclusione dei lavori ha citato l’intervento di Benedetto XVI agli amministratori di Roma sul tema del bene comune, affermando che “il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona; la crisi attuale ha nelle sue radici l’individualismo che oscura la natura relazionale dell’uomo; la fede da cui l’uomo deve partire nella relazione con Dio e con gli altri è il primo passo per dare vita ad una società nuova”. Tra le realtà istituzionali presenti ai lavori il Sindaco di Foligno Nando Mismetti che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale, il Sindaco di Spello Sandro Vitali, l’assessore alla Provincia di Perugia Donatella Porzi.

Anacleto Antonini

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